martedì 15 settembre 2009

Meet Joe Black

Erich Fromm sosteneva che nella vita di un uomo vi è certezza solo per ciò che riguarda il passato, mentre per ciò che riguarda il futuro , solo la morte è certa e indicava come soluzione alla disperazione di tale certezza un unica possibilità: l’amore. E proprio amore e morte sono i protagonisti del film andato in onda ieri sera in prima serata su rete 4. Diretto da Martin Brest, lo stesso dello storico “Profumo di donna” con Al Pacino, “Vi presento Joe Black” (1998), sebbene ormai abbastanza datato come film, rimane un classico da tenere nella propria videoteca personale, se non altro per essere il film più costoso mai prodotto senza uso di particolari effetti speciali. Molti, circa 90 milioni, dunque, i dollari spesi per mettere in scena la storia del magnate William (Bill) Parrish, interpretato da un magistrale Anthony Hopkins, la cui vita, tutta affari e famiglia, viene improvvisamente sconvolta dalla presenza di uno sconosciuto. Il suo nome è Joe Black ed è lo stesso Bill a dargli questo nome per nasconderne l’identità agli affetti più cari. Come vi dicevo, rimane nella mia lista dei film preferiti, di quelli che ogni volta che lo guardo non riesco ad annoiarmi, pur conoscendo a memoria le battute. Un film un po' strano, da guardare con attenzione, soprattutto se è la prima volta, perché il film, anche se molto lungo, corre veloce e non sempre fornisce spiegazioni. Il film i realtà è il remake di "Death Takes a Holiday" ("La morte va in vacanza") del 1934, questa volta ad impersonare l'Angelo della Morte abbiamo un Brad Pitt che offre un'interpretazione sempre all'altezza, in grado di rendere il sinistro personaggio, a tratti buffo, a tratti autoritario, con lo straordinario talento e il fascino che l’ hanno reso celebre. Il film che unisce dramma, commedia, amore e un pizzico di finanza non dura poco, 3 ore, ricevendo molte critiche per questo motivo, però se il film è tra quelli preferiti sono comunque tre ore che trascorrono veloci tanti sono gli eventi che si susseguono nel film, ma anche i momenti più lenti con dialoghi da ascoltare. Assolutamente da riascoltare la colonna sonora, che accompagna le immagini del film, composta da Thomas Newman. In particolar modo bellissima risulta la rivisitazione di "What a wonderful world" di Louis Armstrong suonata dalla sua orchestra con una delicatezza che lascia sempre a bocca aperta.
"Non un'ombra di trasalimento, non un bisbiglio di eccitazione; questo rapporto ha la stessa passione di un rapporto di nibbi reali. Voglio che qualcuno ti travolga, voglio che leviti,voglio che canti con rapimento e danzi come un derviscio! Voglio che tu abbia una felicità delirante! O almeno non respingerla.
Perché il suo canto è antico, costante e amorevole.
Lo so che ti sembra smielato ma l'amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico:"Buttati a capofitto! Trovati qualcuno che ami alla follia e che ti ami alla stessa maniera!" Come trovarlo? Beh, dimentica il cervello e ascolta solo il cuore. Io non sento il tuo cuore perché la verità, tesoro, è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente, equivale a non vivere. Ma devi tentare perché se non hai tentato non hai vissuto."
Caspita quanto è vero e quanto sarebbe dannatamente meraviglioso incontrare una persona con cui poterla davvero vivere quella felicità delirante. Ogni tanto ci chiediamo se là fuori ci sia ... anzi, forse abbiamo la presunzione di pensare che realmente esista ma non sappiamo se riusciremo mai a incontrarla. E se poi la incontrassimo, …saremmo in grado di capire che ? "La donna o l’uomo della propria vita". E' sempre stato un concetto che sa di troppo maestoso, che odora di una ricerca che potrebbe diventare ossessiva e non condurre a niente, perché poi chiunque correrebbe il rischio di non essere "abbastanza". Ma forse un incontro importante quello sì: quello che ci fa cambiare le cose, quello che può davvero modificare la nostra vita in un istante. E ci dà la possibilità di credere nelle opportunità che ogni giorno ci passano accanto. Anche se a volte in un'altra dimensione, come in treno, in una prospettiva orizzontale. Noi siamo abituati a guardare davanti, come quando siamo in auto, o in bicicletta, o come quando saliamo in montagna. In treno invece il mondo ci scorre a destra o a sinistra, in una prospettiva che diventa per noi orizzontale. E a volte anche nella vita le cose non compaiono davanti a noi, ma ci passano a destra e a sinistra; e così può succedere che noi non le vediamo, o se le vediamo non ne intuiamo subito il loro valore. Troppo concentrati a guardare avanti, spesso troppo impantanati a guardare indietro ...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Mario, ieri sera non ho visto il film, ma l'ho visto molti anni fa e me lo ricordo molto bello.
Ovviamente ho ricordi sfumati della trama, ma forse mi puoi aiutare: alla fine c'e' quella scena in cui i due protagonisti sono ad una festa ed insieme salgono una scala, dalla quale, dopo un po', scende solo Brad Pitt?
E' quello il film?
Credo di ricordare, ma e' molto riduttivo, un tema "amore e morte"...

Mario, il tema "la donna o l'uomo della propria vita" e' un tema lungo, non e' facile parlarne qui.

Mi viene una considerazione veloce, anche questa non facile da trattare qui: innamoramento si, ma poi.... AMORE.

(Ho notato i nuovi brani)

Un abbraccio grande

Maria

mario ha detto...

I brani di sottofondo sono tutti tratti dalla colonna sonora del film.

ciao