lunedì 1 luglio 2013

Lagorai: Hoabonti e Monte Cola da Rifugio Serot mancato

Bella escursione che vi permetterà di osservare panorami vastissimi, soprattutto se riuscirete ad arrivare alla cima del Gronlait o dell'Haobonti, e di scoprire, come ho già detto uno degli angoli del Lagorai, sicuramente meno selvaggio, ma non per questo meno paradisiaco.
Da Roncegno o da Torcegno, lungo la direttrice della SS della Valsugana, seguite le indicazioni per Rifugio Serot o località Le Pozze.

Dal parcheggio nei pressi del Rifugio Serot (1566 m) siamo ritornati indietro verso ovest seguendo la strada bianca fino ad  un  vicino bivio dove la traccia (segnavia cai 371) prende a destra, passando per Malga Fravort, per poi inoltrarsi in un rado bosco di larici e abete rosso.
Dopo circa mezz’ora di cammino in mezzo al bosco intravvediamo in basso sulla nostra sinistra i contorni del piccolo Lago delle Prese, mentre di fronte a noi appare sempre più grande il lungo profilo del crinale del Fravort .

Fati pochi passi usciamo dal bosco per immeterci sulla strada forestale che sale dall'agriturismo Rincher verso le baite ristrutturate della Val d'Ilba. Poco dopo lasciamo il sentiero che si inerpica per la valle a raggiungere il baito d'Ilba e seguendo la strada che voltando a sinistra attraversa il rio ci dirigiamo verso la Val Portelle.

La valle è molto ampia e sale con pendenza costante, tra rododendri in  che stanno per aprirsi in piena fioritura e qualche rado larice le cui gemme rosse emanano un profuo inebriante. Saliamo senza strappi e pause fino ad arrivare ad una sella dove c’è un piccolo e grazioso baito dei pastori  in  muratura e legno:  a nord si vede l’avvallamento di Passo La Portella che divide il Monte Gronlait a sinistra dal Monte Hoabonti a destra ammantati di bianco dopo la recente nevicata.

Al passo l’orizzonte ora si apre verso nord e  ci fa subito cogliere la lunga dorsale del Ruioch e più a destra il Fregasoga e la piramide del Monte Croce che, con la sua cima a quota 2490, rappresenta la massima elevazione della catena del Lagorai occidentale.
Ora si può decidere se puntare direttamente al  compimento dell’itinerario oppure se fare una digressione  verso il  Gronlait, (2383 m)cima assai panoramica.


La salita al Gronlait, segnavia 325, è dapprima assai ripida su un terreno misto tra detriti porfirici e zolle erbose.  La pendenza una volta arrivati sul crinale  si addolcisce sempre più e in poche battute si arriva al punto sommitale con una piccola croce lignea (circa 40 minuti dal Passo). Bellissimo il panorama sulle Dolomiti di Brenta,  sull’Adamello – Carè Alto sulle cime del Lagorai.

Decidiamo di completare l'itinerario verso la forcella del Lago per poi calarci lungo la Val di Cavè dove il sentiero (segnavia 323) ci riporta verso i prati di malga Trenca e infine al Serot. Affrontiamo quindi l'impegnativa ma abbastanza breve salita  che segna il cammino lungo la dorsale ovest dell’Hoabonti, più affusolata ondulata  e tormentata di quella dolce del Gronlait.

Arrivati a quota (2240 m) seguendo il segnavia 325  ci troviamo ad un passaggio esposto; si tratta di uno stretto sentiero che corre lungo la dorsale nord-ovest dell'Hoabonti. Non presenta comunque difficoltà anche parchè nei tratti esposti è munito di fune d’acciaio mentre delle travi in legno permettono il passaggio sicuro nei canaloni più franosi. Purtroppo però la neve recente ha reso alquanto scivoloso il transito tanto da costringerci a rinunciare.
(nella mappa in rosso l'itinerario fatto e in blu quello mancante per completare l'anello).

A malincuore ritorniamo sui nostri passi e scendiamo alla forcella per poi riprendere il sentiro 371 che ripercorre la Val Portella.
Arrivati al limite del bosco decidiamo di raccogliere qualche gemma di larice.
Ci servirà per preparare, una volta tornati a casa, il laricino, un liquore resinoso e molto profumato a base di grappa, zucchero e gemme di larice.

Una volta tornati alla macchina, decidiamo di fare due passi intorno al Serot, oggetto di una recentissima ristrutturazione che lo ha reso un grazioso rifugio di charme. Certo non aspettatevi un centro benessere o un albergo di lusso, ma un rifugio e quindi un ambiente accogliente, caldo, confortevole, un posto dove "staccare la spina" dallo stress ed immergersi nei boschi o salire le cime di una montagna che ha una bellezza e un fascino unici.

Ci sono mille motivi che ognuno può trovare senza difficoltà per salire fin quassù ...E quando siete quà, non siate troppo pigri da non alzarvi presto al mattino e perdervi così un'alba tra le montagne della Valsugana, e non siate troppo affamati da avere fretta nel sedervi a tavola e perdervi così il calar del sole e il dolce passaggio dal giorno alla notte. Ogni stagione è buona per venire quassù ma in questo periodo di inizio estate è un tripudio di colori con i prati che sembrano la tavolozza di un pittore.

Per non parlare del panorama che offre il rifugio. Davanti a noi, in bella mostra, tutte le vette e le cime delle montagne che fanno da corona  all'Altopiano di Asiago: da Cima della Caldiera all'Ortigara, da Cima Undici a Cima Dodici, dal monte Trentin alla dorsale del Portule, da cima Larici e Manderiolo  allo Spitz Vezzena.
Un panorama che nelle ore della sera si staglia nitido donandoci un panorama unico.

Prima di ristorarci al rifugio proseguiamo lungo la strada sterrata che ci porta in località Trenca. Passiamo davanti alla rimodernata  malga Trenca che montica ben 85 vacche, 50 capre e 70 pecore. Come allora non fermarci ad acquistare del burro, della ricotta o del formaggio "originale malghe del Lagorai".
Continuando per la strada si apre davanti a noi un paesaggio quasi fiabesco fatto di prati costellati di baite recuperate in pietra locale e legno del Lagorai come la Baita Mazoleta . Chissà forse a ottobre ....


4 commenti:

LunaMea ha detto...

Ciao Mario!non sapevo che le bellissime gemme di Larice venissero usate per fare un liquore...interessante!
ricetta di famiglia?

mario ha detto...

ciao Manù,
non è una ricetta di famiglia, bensì è una prova. Ne avevo sentito parlare da alcuni vecchi montanari e così quest'anno ho deciso di provare.
Dopo quello di pino mugo (molto comune) e di Cirmolo, ora sono curioso di assaporare quello fatto con le gemme di larice.
Il profumo è intenso e inebriante.
Vedremo se le promesse saranno mantenute.

PS ma il cavallo è tuo ?

LunaMea ha detto...

Fammi sapere come viene,non e' facile trovare larici a misura d'uomo,quelli che ho visto avevano i rami che partivano gia' in alto!ci vogliono tante gemme?

NB :) il cavallo non e' mio l'ho incontrato allo stato brado in montagna,in un trekking,ma sicuro era di qualcuno visto che si e' fatto avvicinare senza paura!e' stato come una visione in mezzo a tanto verde!
Ciao!

mario ha detto...

Sto provando un apaio di ricette diverse. Poi ti faccio sapere.

Notte e fai bei sogni.....